Housing sociale

Dal silver cohousing una risposta ai bisogni degli anziani

Condividere la residenza, ma preservando alcuni spazi di privacy. È la caratteristica della formula abitativa che può favorire la socialità nella terza età, con benefici in termini anche economici

Cohousing: vivere insieme per combattere la solitudine

Il silver cohousing è una tendenza che va prendendo piede a livello internazionale e che ha potenziale per svilupparsi anche nel nostro Paese perché combina la condivisione di alcuni spazi in cui trascorrere la quotidianità, promuove la socialità preservando alcuni ambiti di privacy. Il tema è stato oggetto di approfondimento nel corso dell’ultimo Congresso Nazionale del Notariato dedicato al tema della casa, che ha evidenziato i vantaggi di questa soluzione.

La coabitazione collaborativa tra anziani è rivolta a persone autosufficienti e stimola la socialità, il mutuo aiuto e la riduzione della complessità nei bisogni quotidiani, consentendo al contempo di ridurre drasticamente i costi di locazione. Senza trascurare la possibilità di generare economie di scala per quanto riguarda i costi degli interventi assistenziali, sia in termini sociali che sanitari.

Caratteristiche e benefici del cohousing

Gli elementi distintivi di questa forma di convivenza sono essenzialmente tre:

  1. La residenzialità in comune che escluda la fissazione di residenze alternative per ciascuno dei soggiornanti;
  2. La reciprocità delle relazioni tra i partecipanti, fondata sul mutuo aiuto;
  3. La spontaneità, requisito che deve permeare l’intero rapporto di convivenza solidale, sia nella fase iniziale; costitutiva dell’intesa, sia durante lo svolgimento del rapporto.

Spingere in questa direzione, sottolinea il Consiglio Nazionale del Notariato, potrebbe generare una serie di effetti positivi:

  • Azzeramento del consumo del suolo (dato che non sarebbe necessario costruire nuovi immobili, ma piuttosto riadattare il parco esistente);
  • Miglioramento della qualità della vita degli anziani perché si ottiene un risparmio fino al 30% dei costi di vita, si ha una maggiore sicurezza personale, migliore assistenza alla persona anziana e socialità diffusa;
  • Disponibilità di alloggi liberati per una nuova domanda sociale non soddisfatta o inespressa a fronte della condivisione di abitazioni ristrutturate;
  • Tutela per i coabitanti garantite dalla formalizzazione della convivenza mediante.

La legislazione sul cohousing

Finora il cohousing si è sviluppato spontaneamente tra privati, in assenza di qualunque intervento statale che ne sostenesse la diffusione o che favorisse le libere iniziative dei cittadini, ma ora la situazione potrebbe cambiare grazie alla legge delega 23 marzo 2023 n.33, che ha affidato al Governo il compito di adottare una serie di soluzioni a sostegno delle persone anziane, compreso l’ambito abitativo.

Condivisione della residenza come modello di sviluppo sociale e assistenziale

Al di là della spinta legislativa, la possibilità di decollo passa per un cambiamento culturale tutt’altro che semplice, in un Paese come il nostro nel quale i bisogni di cura e socializzazione sono da sempre soddisfatti prevalentemente in ambito familiare e caratterizzato da una propensione spinta verso la casa di proprietà. Orientamenti che tuttavia sono destinati a mutare di pari passo con l’evoluzione della società, caratterizzata da nuclei familiari sempre meno numerosi e da un numero crescente di donne (sulle quali ancora oggi vengono scaricati di solito i compiti di cura e assistenza) che lavorano. Il tutto senza dimenticare che gli anziani spesso non amano vivere con altri, condividere spazi e oggetti o cambiare casa o quartiere.

L’Istat stima che a metà di questo secolo in Italia ci saranno 253 anziani ogni 100 giovani e allora il cambiamento si imporrà. Programmare per tempo a livello di sistema Paese sarebbe, dunque, la soluzione migliore per non farsi trovare impreparati.

09 gennaio 2024
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