Parigi ristruttura gli immobili in social housing per aumentarne l’efficienza energetica
Il Comune di Parigi ha calcolato i benefici in termini di risparmio energetico in bolletta e di emissioni che derivano dai lavori di ristrutturazione degli immobili destinati al social housing.
L’accordo di massima tra le istituzioni comunitarie in merito alla Direttiva Case Green costituisce uno spartiacque nel settore, con il tema delle ristrutturazioni – per gli edifici più vetusti – che non può più essere rinviato. Su questo fronte, il comune di Parigi ha da poco pubblicato i risultati di un’analisi condotta da Apur (il laboratorio di pianificazione urbana cittadino) sull'impatto delle ristrutturazioni dell'edilizia sociale realizzate tra il 2012 e il 2020.
L’efficienza energetica nell’edilizia sociale
Le analisi si sono concentrate sulle abitazioni più energivore, costruite principalmente tra il 1940 e il 1980, prima che la costruzione di edifici in social housing rallentasse. Tra le altre cose, è emerso che le bollette energetiche dei residenti nelle case popolari sono diminuite di 200-450 euro all’anno, un sollievo per tutte quelle famiglie a basso reddito che ultimamente devono fare i conti con l’impennata dell’inflazione. Tali risparmi sono dovuti al fatto che in media le case ristrutturate consumano il 28% in meno di energia, mentre per quelle che utilizzano il riscaldamento elettrico la riduzione arriva al 31%. Le abitazioni che invece si avvalgono del riscaldamento collettivo a gas hanno ridotto i consumi del 25%, mentre quelle collegate al teleriscaldamento hanno riscontrato un taglio del 18%. Gli interventi di ristrutturazione più diffusi hanno riguardato il rifacimento delle facciate degli edifici, la sostituzione di serramenti e sistemi di riscaldamento e la coibentazione dei pavimenti in parquet e dei sottotetti. Inoltre, i benefici del rinnovamento energetico non si sono fatti sentire solo durante l'inverno, ma si sono estesi anche alle ondate di caldo estivo, un problema sempre più pressante nella stagione del surriscaldamento globale.
La strategia sostenibile di Parigi
La capitale francese si è posta l'obiettivo di ristrutturare cinquemila edifici sociali ogni anno (il 2,5% dei circa 200mila totali) fino al 2050 e cofinanzia i lavori (con un budget annuale di 30 milioni di euro), che altrimenti sarebbero difficilmente sostenibili dai soli assegnatari di alloggi popolari.
Il settore residenziale sociale è responsabile dell’8% del consumo energetico totale (esclusi i trasporti stradali) di Parigi, mentre l’edilizia privata rappresenta il 38%. Da qui la considerazione che i risultati ottenuti sul primo versante potrebbero fare da benchmark per l’edilizia privata. Anche se non mancano le criticità, soprattutto a causa di un articolato sistema di competenze tra i diversi uffici amministrativi comunali che rallentano i lavori.
Va comunque detto che la strategia di Parigi contro il cambiamento climatico è in atto da molti anni, con la ristrutturazione degli edifici pubblici che si integra con i piani di mobilità sostenibile, il rinnovamento dell’illuminazione pubblica e gli incentivi all’installazione dei pannelli solari. Tra le altre cose, è previsto che gli impianti di riscaldamento negli edifici pubblici non superino i 18° di giorno e i 12 di notte. Anche la temperatura delle piscine comunali è stata ridotta nel tempo e ora si attesta a 25°C, mentre l'illuminazione ornamentale delle facciate esterne e dei monumenti comunali viene spenta alle ore 22.
La ridefinizione degli standard del social housing
Il piano comunale sul clima, aggiornato nel 2023, prevede di ridurre i consumi energetici del 35% relativamente a immobili pubblici e in social housing entro il 2030 e del 50% entro il 2050.
Tornando alla dimensione comunitaria, detto del patrimonio immobiliare esistente, la Direttiva Case Green prevede che entro il 2030 tutte le nuove realizzazioni di social housing dovranno essere edifici a emissioni zero. Questo vale anche per gli immobili che vengono abbattuti e ricostruiti. Su quest’ultimo versante l’Italia si è portata avanti, prevedendo l’obbligo dell’assenza di emissioni per tutti gli immobili di edilizia sociale in corso di ristrutturazione o ricostruzione, beneficiati dai fondi del Pnrr.